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Le origini del modellista

In principio era Robertino.

Mai conosciuto un ragazzino dotato di tanta pazienza. Eppure se sono capace di pilotare i miei aeromodelli è merito suo….

Avevo poco più di vent’anni e lui esattamente dieci di meno. Mio fratello aveva frequentato la medesima scuola e quando seppe che ero in possesso di un vecchio aeromodello, sottratto dallo scaffale del garage di un amico, mi propose di contattare colui che sarebbe diventato il mio Maestro aeromodellista, al fine di rimettere il “rudere” in condizioni di volo.

“Il mio amico è esperto. Lui ti può aiutare…” mi disse.

Io non ero certo in grado. Mai messe le mani su un aeromodello radiocomandato, eppure qualcosa mi diceva che non sarebbe stata un’esperienza breve … Qualcosa mi attirava in maniera particolare verso quell’oggetto volante che malgrado l’aspetto deteriorato, impolverato e chiaramente incompleto, aveva un fascino irresistibile.

Il passo fu breve e conobbi Massimo pochi giorni dopo. Ancora ricordo lo sguardo; un misto fra il disgustato e il rassegnato che fece alla vista del modello. Era un Victor Aviomodelli, le cui ali non erano neanche rivestite e l’obeche della copertura era grezzo e “vagamente” impolverato. “… lasciami qualche giorno per sistemarlo. Poi andremo al campo di volo assieme e lo faremo volare”.

Non passavano mai questi giorni, quando finalmente giunse notizia che l’aereo era pronto al decollo.

Il suo motore (un 4 tempi ormai inservibile) era stato sostituito da un Supertigre 40, datato ma affidabile.

L’ala era temporaneamente stata rimpiazzata da quella di un Radar (priva di alettoni) con cui il “Maestro” aveva imparato i rudimenti del volo rc; gli accessori per l’avviamento erano i suoi, come d’altronde era anche la radio, una Expert 7 canali in 72 MHz … a pensarci oggi, tutto appartiene all’era jurassica!

Che strana sensazione sentire un motore a scoppio tanto piccolo emettere un suono così intenso e sibilante. Il .40 strillava come una sirena antiaerea e in pochi minuti, il modello era pronto al decollo.

Nell’istante in cui le ruote si staccarono dal campo di volo della Contrada Colubro di Artena, è iniziata un’avventura che ero certo non avrebbe avuto fine, ma se mai qualche dubbio mi fosse passato per la mente, tutto fu chiaro quando presi in mano la radio:”… ora fai come ti ho detto prima. Sinistra e cabra … piano … delicato sugli stick …” Aveva una voce calma e sicura. E così, avevo compiuto la mia prima virata.

Ne seguirono altre, e altre ancora, come seguirono altri modelli, dopo le inevitabili ”defezioni” dei primi esperimenti. Ma ogni volta che nuove ruote, nuove ali e nuovi motori si levavano dalla pista, l’emozione si rinnovava, intensa e travolgente come e più di prima.

In quegli anni conobbi Silvio, il proprietario dell’impianto del campo di volo, titolare del negozio di aeromodellistica “Hobby Club” di Roma (era nei pressi di Piazza dei Consoli, a Via dell’Aeroporto di Centocelle). Un uomo indimenticabile. Non era materialmente possibile non udire i suoi consigli: li impartiva ad un’intensità di 340/350 decibel. Ogni tanto ancora mi sanguina un orecchio se sento qualcuno che soltanto sussurra ”… cabraaaaa …”. Inoltre solo lui sapeva appellare i suoi allievi con epiteti auto-concepiti, quali “animale da ghianda” e affini. Non permetteva errori, non ammetteva distrazioni: il modellismo era quasi una religione.

Ne serbo un ricordo indelebile quanto piacevole. Le ore trascorse in sua compagnia saranno sempre parte del mio bagaglio aeromodellistico, e le ritengo ancora oggi infinitamente preziose.

Mentre ascoltavo le parole del mio istruttore, lui commentava affettuosamente dicendo: ”… non c’è niente di più divertente che ascoltare uno che non capisce niente, dire a un altro che ne capisce ancor meno, una cosa che entrambi non capiscono affatto”. Confesso che i termini della frase erano molto più “conditi” in dialetto romanesco e meno raffinati di quanto sopra riportati, ma era davvero esilarante.

Massimo, dal canto suo, ha rappresentato la migliore delle maniere di imparare le basi e molti segreti legati al nostro hobby. Non ricordo neanche quante lezioni mi abbia impartito, prima di ritenermi “pronto al volo”. Va considerato peraltro, che in quegli anni non avevamo a disposizione dispositivi radio connessi da cavo allievo-maestro, e tutto veniva svolto passando la radio dalle mani di uno a quelle dell’altro, mantenendo il modello a quote che permettessero a chi istruiva di ristabilire l’assetto perduto dall’inesperto allievo, prima dell’impatto col suolo. Ma “staccare” per la prima volta e atterrare autonomamente, consapevole di dover concludere la manovra da solo e con successo, è un momento che credo nessun aeromodellista possa aver dimenticato. E’ il vero inizio, insieme all’acquisto della prima radio, degli accessori, e di ogni utensile che tutt’oggi riempie la cassetta degli attrezzi.

Never ending story

In realtà le cassette sono diventate di più, anche più grandi e gli accessori si sono adeguati ai tempi odierni, in cui elettronica e meccanica miniaturizzate hanno avuto un’intensa evoluzione.

E sono aumentati anche gli amici. Ne ho conosciuti tanti sul Campo di Volo, che ha preso il nome di “Campo di volo Silvio Monego” dopo la sua scomparsa. Con gli anni, ho realizzato che ciascuno di loro ha contribuito alla mia crescita tecnica, che seppur modesta mi ha permesso di divertirmi adoperando velivoli via via più agili e performanti, dotati di caratteristiche diverse e di dispositivi di varia natura.

Ho mantenuto ciò che è sopravvissuto al tempo e all’uso, aggiornato quanto necessario ai nuovi sistemi e alle nuove tecnologie, modificato quel che andava adeguato nell’attrezzatura e continuato a far crescere la passione per un’attività sportiva e ricreativa che è fra le più avvincenti. Quel che non potrò mai sostituire, rimpiazzare o modificare è il sentimento che sostiene cuore e pollici dal primo volo che ho potuto eseguire, dopo aver realizzato di essere diventato un aeromodellista.

Non so a voi, ma a me è accaduto tutto così, e anche se mi sembra ieri, sono trascorsi anni splendidi ai quali oggi non rinuncerei mai.

Grazie a Massimo per aver avuto la pazienza di insegnarmi, a Silvio per aver voluto creare il luogo che ci ospita, al Comitato Direttivo della ASD Ali Castelli Romani che da seguito alle nostre tradizioni, e ultimi ma non meno importanti,  a tutti voi coi quali da sempre condivido medesima passione aeromodellistica, perché rendete tanto divertenti i momenti trascorsi assieme .

A presto.

Robertone

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